Questo articolo è apparso oggi su la Repubblica.it, degli autori FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI. Un articolo toccante e significativo.
"Ti facciamo saltare. Con un missile terra-aria, che ci è arrivato dalla Jugoslavia". Quella lettera anonima che nell'agosto del 1993 annunciava un attentato a Giancarlo Caselli, non era opera di un mitomane. Sedici anni dopo, il pentito Gaspare Spatuzza racconta che il lanciamissili per uccidere il procuratore era in suo possesso. Nelle centinaia di pagine di verbale che il collaboratore di giustizia che accusa Berlusconi e Dell'Utri ha riempito con i magistrati delle Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze ci sono vent'anni di orrori, dalle stragi ai dettagli raccapriccianti dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, dai progetti di sequestri di un altro bambino e dell'editore del "Giornale di Sicilia" Antonio Ardizzone per finanziare le stragi, fino alla verità sul mistero della "Natività" del Caravaggio, il prezioso dipinto rubato quarant'anni fa dagli uomini di Cosa nostra dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai ritrovato. Oggi, Gaspare Spatuzza rivela: "Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà (capimafia della cosca di Santa Maria di Gesù), i quali l'avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali, e perciò venne bruciata".
Il missile per Caselli
"Tramite la 'ndrangheta, la cosca dei Nirta, abbiamo acquistato delle armi, due mitra, due machine-pistole ed un lanciamissili. Era un carico di armi per fare un attentato al procuratore Caselli che avevamo saputo che si muoveva con un elicottero dell'elisoccorso che partiva dall'ospedale Cervello. Io avevo la reggenza del mandamento di Brancaccio e tramite Pietro Tagliavia mi dicono che devo "curarmi" Caselli. Questo lanciamissili era custodito in un magazzino della nostra famiglia che venne poi perquisito dalla Dia. Era nascosto nell'intercapedine di un divano e non fu trovato". Siamo nel '94, quando i fratelli Graviano vengono arrestati a Milano e Spatuzza assume la reggenza del mandamento. Qualche mese prima quel progetto di attentato era stato annunciato da ben quattro lettere anonime giunte alla Procura di Palermo con minacce di morte non solo per Caselli ma anche per tre imprenditori, uomini politici e per l'allora presidente della Regione, Giuseppe Campione. L'anonimo su Caselli, però, alla luce delle dichiarazioni di Spatuzza, era un segnale estremamente preciso. Recitava così: "Ti facciamo saltare. Con un missile terra-aria, che ci è arrivato dalla Jugoslavia. Spariamo contro l'elicottero che ti porta da Punta Raisi a Boccadifalco...".
Il figlio del pentito sciolto nell'acido
Al sequestro e all'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio undicenne del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, uno dei killer della strage di Capaci, parteciparono decine di "uomini d'onore" di diverse famiglie. La squadra di Gaspare Spatuzza fu quella che andò a prelevare il bambino in un maneggio. Il suo è un racconto che mise in crisi anche uomini con più di 40 delitti sulle spalle. "Siamo partiti da Brancaccio a bordo di una Croma. Eravamo io, Salvatore Grigoli, Francesco Giuliano. Luigi Giacalone e Cosimo Lo Nigro erano con un'altra macchina di copertura. Avevamo pistole ed un kalashnikov perché se c'era qualche problema... quindi siamo entrati in questo maneggio, avevamo le casacche della polizia, nessuno di noi conosceva questo bambino, quindi abbiamo chiesto, chiamavamo "Giuseppe, Giuseppe". Il bambino dice: "Io sono". Ci siamo avvicinati e gli abbiamo detto: "Dobbiamo andare da papà e sto bambino si è fatto avanti, perché rappresentavamo per lui la sua salvezza. Lo abbiamo portato in macchina e siamo usciti, gli abbiamo detto che si doveva nascondere bene, perché "siamo qui per te, per tuo papà". E questo bambino ha detto: "Ah, papà mio..". E io gli ho risposto: "Sei contento che devi andare da papà?". "Sì, papà mio, amore mio", una frase così toccante che sul momento non ci fai caso, poi però...". Spatuzza racconta del lungo viaggio del bambino, rinchiuso in un Fiorino, verso la sua prima prigione dove sarebbe stato rilevato da uomini di un'altra cosca che non dovevano neanche conoscere l'identità di quelli che lo avevano prelevato. "I nuovi carcerieri lo volevano legare, noi eravamo risentiti, perché noi sì lo dovevamo sequestrare, ma trattarlo bene". Il piccolo Giuseppe, un anno e mezzo dopo, quando la Cassazione rese definitivi gli ergastoli per la strage di Capaci, fu strangolato e sciolto nell'acido per ordine di Giovanni Brusca.
E certo...adesso prova pena per quel povero bambino...ora che l'hanno acchiappato!!!!!Altrimenti....la sua pietà andava a farsi benedire!!!!Non ho pietà per chi tocca i bambini...
RispondiEliminaSUBITO SMENTITO...A CHI CREDERE?????????A NESSUNO....SONO MAFIOSI!!!FATE INDAGINI...NON DATE CREDITO A QUESTI ASSASSINI!!!
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