La trattativa con la mafia nei primi anni ’90 c’è stata ed anzi Cosa Nostra aveva capito di poter ricattare lo Stato. A sostenerlo è il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, intervistato dal Tg 3. «Quando Riina dice a Brusca, come lui ci riferisce, che "si sono fatti sotto" vuol dire che è scattato il meccanismo di ricatto nei confronti dello Stato: la strage di Falcone ha funzionato in questo modo. L’accelerazione probabile della strage di Borsellino può allora essere servita a riattivare, ad accelerare la trattativa con i rappresentanti delle istituzioni», dice Grasso. Per il procuratore «il momento era terribile, bisognava cercare di fermare questa deriva stragista che era iniziata con la strage di Falcone: questi contatti dovevano servire a questo e ad avere degli interlocutori credibili. Il problema - continua - è di non riconoscere a Cosa nostra un ruolo tale da essere al livello di trattare con lo Stato, ma non c’è dubbio che questo primo contatto ha creato delle aspettative che poi ha creato ulteriori conseguenze». In ogni caso dopo l’arresto di don Vito Ciancimino e Riina «le stragi prendono un’altra strada, ma continuano. Io ritengo - conclude Grasso - che ci sia sempre un unico filo che collega le stragi iniziali, come l’omicidio Lima, a tutte le altre, tra cui quelle mancate dell’attentato all’Olimpico».
«LA TRATTATIVA HA SALVATO LA VITA A MOLTI MINISTRI» - L'intervista in serata al Tg3 ha fatto seguito a un'altra, uscita sulla Stampa, nella quale il procuratore nazionale antimafia sosteneva che la trattativa tra Stato e mafia «ha salvato la vita a molti ministri. Anche via D'Amelio -afferma Grasso- potrebbe essere stata fatta per "riscaldare" la trattativa. In principio pensavano di attaccare il potere politico e avevano in cantiere gli assassinii di Calogero Mannino, di Martelli, Andreotti, Vizzini e forse mi sfugge qualche altro nome. Cambiano obiettivo - dice il magistrato - probabilmente perché capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici». Grasso, cita le carte processuali e anche di un "papellino" comparso poco tempo prima del "papello": «Potrebbe essere stato consegnato ai carabinieri del Ros, al col. Mori che nega l'episodio, da uno strano collaboratore dei servizi che chiedeva l'abolizione dell'ergastolo per i capimafia Luciano Liggio, Giovanbattista Pullará, Pippo Calò, Giuseppe Giacomo Gambino e Bernardo Brusca. Anche quelle richieste ovviamente finirono nel nulla perchè irrealizzabili».
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RispondiEliminaNon facciamo che dare l'idea di essere un popolo di mafiosi...già all'estero la pensano così...basta con la mafia...tagliamo un pò di teste e debelliamola una volta del tutte....
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